
«Per anni vai e vieni dal quelle stanze, senza guardare se devi lavorare un turno piuttosto che un altro, o la domenica. Capita di discutere anche con la tua famiglia, perché magari è un po’ gelosa dell’amore che dai a quei nonnini ricoverati. Un amore che ti ritorna indietro fino all’ultima goccia e anche di più. E che ti dà la voglia di non lasciarli mai». Poi, un giorno, arriva il virus, la pandemia: «E ti trovi di fronte qualcosa più grande di te».
Chiunque abbia un cuore, penserà ai propri cari, a coloro che ci avvolgono pur senza toccarci, genitori, nonni, residenti nelle case di riposo, spesso non loro volontà ma per la frenesia egoista della vita stessa. Sempre pronti a trovare la parola giusta per lenire le nostre paure, sempre pronti a tutto dopo una vita di sacrifici, ma non anche a tutto questo. «Il mondo combatte e tu non puoi non fare altrettanto. Vai avanti con la tua paura. Cominci a dare la carica ai tuoi colleghi, perché bisogna fare di più e non si può più guardare l’orologio o il calendario. Salti i giorni di riposo, chiami a casa per cena e dici che tarderai. Corri e cerchi di organizzare tutto . Corri e basta, il resto non importa più ». Il mostro è lì accanto e bisogna guardarlo negli occhi: «Qualcuno vede un’anziana giù di corda, si passa a provarle la temperatura: ha la febbre. Non si può perdere un secondo. Per tranquillizzarla cerchiamo anche di portarle le sue caramelle preferite: la coccola accanto al nostro voler assisterla. La solitudine si impossessa dell’atmosfera: ad un tratto chi sta male sono due, tre, quattro ospiti. E nei tuoi occhi c’è solo stanchezza, ma vai avanti e cerchi solo di farli sorridere: magari con una videochiamata al figlio o al nipote» .
Piera si chiede come si faccia a raccontare ad una persona di 98 anni che lei e le sue colleghe sono le uniche persone che possono stare lì con lei: «Vedi la morte. E piangi: con le tue colleghe e con i figli di quelle persone che non ci sono più. Parenti che avevi sentito la sera prima. Sei impotente: siamo Operatori Socio Sanitari, semplici Operatori Socio Sanitari ».
Nella casa di riposo nel giro di pochi giorni, sono state sospese anche le telefonate tra i pazienti ed i parenti, perchè la scarsezza del personale non lo permetteva.
Adesso tanti carri funebri, e tanti nonni non chiameranno più.