Film del 2017, Lucid Dream è un gradevole e incalzante film di fantascienza, che nella sua breve durata (101 minuti), riesce a costruire una trama abbastanza intricata, non per questo, però, difficile da seguire, anzi, lucida nell’arrivare coerentemente alla fine, con diversi colpi di scena.
La pellicola racconta di Choi Dae-ho, (Goo Soo), giornalista di punta di una importante testata, autore di pezzi scomodi, che hanno spesso come bersaglio uomini potenti. Affezionatissimo a suo figlio, un giorno, mentre si trova al parco giochi col bimbo, viene narcotizzato e il bambino viene rapito. Convinto che si tratti della vendetta di qualche potente nei suoi confronti, il protagonista non smette di cercare il colpevole, purtroppo invano.
Dopo ben tre anni, distrutto dalla scomparsa del figlio, cui non è seguita nessuna richiesta di riscatto, l’uomo viene a conoscenza di alcuni studi scientifici compiuti dalla dottoressa So-hyun sul sogno lucido: si tratta di una tecnica terapeutica utilizzata in psicanalisi che può far rivivere al paziente, attraverso un sogno fittizio creato dalle onde celebrali dello stesso soggetto, dei momenti appartenenti al suo passato. Il sogno è detto lucido, proprio perché ricreato e mirato a ripercorrere determinati traumi e perché è possibile svegliarsi volontariamente.
A Choi Dae-ho non rimane che questa soluzione per cercare di ritrovare il figlio; ma l’indagine si rivela molto ardua. Il rapimento infatti si è svolto in pochi attimi e il protagonista, nonostante la sua capacità di cogliere i dettagli sia maggiore nella fase R.e.m, all’interno del sogno lucido, deve compiere numerosi “viaggi” prima di risalire a qualche particolare che possa essergli utile per scoprire la verità.
Se questo è l’incipit, ben presto la pellicola del regista Kim Joon-sung, anche sceneggiatore, si sviluppa come un poliziesco fantascientifico, in cui il protagonista deve ricostruire i numerosi accadimenti, a partire da indizi molto specifici, recuperati dai suoi ricordi. Il gioco ben presto si complica enormemente: false piste, sogni condivisi, indagini parallele, invasori di sogni, non sono che alcuni elementi di una trama che intrattiene con mestiere lo spettatore, puntando più sullo svolgimento dell’intreccio, che sulla componente ansiogena o sul dramma della scomparsa del figlio. Kim Joon-sung si ispira chiaramente a diversi film hollywodiani e riesce a trarre da ognuno di questi qualcosa, per riplasmarli in una propria originale trama. Nel complesso la sceneggiatura funziona.

Così il dramma del padre che cerca disperatamente il figlio scomparso fa subito venire in mente il capolavoro fantascientifico di Spielberg, Minority Report (2002), che inizia proprio con un padre cui tragicamente viene rapito il proprio bambino. Come si diceva, se lì il dramma è permeante e Tom Cruise interpreta un padre distrutto, mentalmente e fisicamente, dal rapimento irrisolto (tra l’altro una delle migliori interpretazioni dell’attore); lo stile di Kim Joon-sung, sebbene faccia sperimentare l’empatia del padre verso il figlio, non si sofferma sul dramma, ma sulla ricerca attiva, in corso e non ancora conclusa della verità, tramite le indagini e l’indomita perseveranza del protagonista, davvero disposto a tutto pur di riabbracciare il proprio bambino.
Le dinamiche con cui il protagonista cerca di ricostruire i tasselli di ciò che gli è accaduto. poi, ricordano molto quelle del bel film di Duncan Jones, Source Code: lì, il protagonista (Jake Gyllenhaal), tramite una sofisticata tecnologia, può utilizzare un loop che gli permette di rivivere l’esplosione di un treno per cercare di risalire all’identità di un terrorista, in modo da capire dove abbia piazzato le successive bombe. Sebbene in tempi molto più ristretti e con modalità un po’ diverse, lo stesso fa il padre per trovare suo figlio, in Lucid Dream. In entrambi una tecnologia permette di rivivere un ricordo passato e analizzarlo in tutti i suoi elementi.

Il tema del sogno e l’idea che esita una tecnologia che permetta di entravi, poi, richiama chiaramente Inception (2010) di C.Nolan, soprattutto lì dove si parla di sogni condivisi, cioè della capacità di sintonizzarsi sulla frequenza di sogni lucidi altrui e collegarsi ad essi. Infine, per quanto riguarda il lato thriller della pellicola, la trama ricorda Debito di sangue di e con Clint Eastwood.
Questi riferimenti, ben mescolati tra loro attraverso un ritmo rapido e una sceneggiatura che, sebbene complessa, mantiene coerenza, seguendo le dinamiche del sogno lucido, che la pellicola stessa determina per lo spettatore, con chiarezza e senza tergiversare troppo in “spiegoni” enfatici, fanno sì che Lucid Dream scorra velocemente.
La sua durata contenuta, il ritmo poliziesco e un bel finale contribuiscono a renderlo un buon film di fantascienza durante la quarantena. Come si diceva il tono è complessivamente stemperato. Non si tratta di un thriller violento o macabro, a differenza di Fractured, recente film Netflix, di cui abbiamo parlato in questo articolo: un thriller psicologico che vede sempre la scomparsa di una bambina e la ricerca del padre, i cui toni sono ben più conturbanti e fanno leva sul fattore psicologico.
Per la serie thriller psicologici fantascientifici su netflix, da non perdere un altro film sudcoreano: Forgotten, sceneggiatura brillante, toni forti e colpi di scena notevoli. Vivamente consigliato! Qui il nostro articolo sul film.
Fantascienza, thriller e viaggi nel tempo, invece, in Durante la tormenta sempre su Netflix.