Horse Girl: Alison Brie e la psicosi da rapimento alieno su Netflix

Diretto da Jeff Baena e distribuito su Netflix, Horse Girl è un film atipico, a tratti onirico, ma al contempo verosimile nel descrivere la disturbante confusione che emerge gradualmente nella mente della protagonista. La pellicola, che si sviluppa in un crescendo,  racconta le vicende di Sarah, una ragazza timida e schiva che lavora in un colorificio. Spesso isolata dagli altri, non ha molti amici veri, né una famiglia che si occupi veramente di lei, né un amore. Per questo  si rifugia spesso nei telefilm crime di fantascienza, che rappresentano il suo mondo. Oltre a ciò ha un legame speciale col suo cavallo, che non monta più da tempo, ma di cui si prende cura come fosse un fratello, facendogli visita, quando può, al centro ippico.

La sua routine viene turbata all’improvviso da una serie di accadimenti: sempre più spesso, infatti, le pare di avere dei vuoti temporali, come se fosse assente dalla realtà in determinati momenti del giorno. Ha amnesie sempre più frequenti, relative ai suoi spostamenti e a diversi momenti della sua vita. A causa del sonnambulismo, inoltre, si ritrova spesso lontano da casa senza sapere il perché. Come se non bastasse vede delle persone in sogno, degli estranei, che in una sorta di navicella spaziale sembrano incoscienti e manipolati da qualcosa. Un giorno incontra una di queste persone nella realtà. Certa di non averlo mai incontrato prima, il suo interesse per la vita dell’uomo diventa ossessivo. E’ convinta che anche lui sia vittima di qualche rapimento alieno.

La conoscenza di un ragazzo che ha interesse per lei si colloca in mezzo a tutti questi avvenimenti e non facilita la situazione. Sebbene sia per Sarah un evento fantastico che potrebbe rivoluzionare la sua vita, infatti, si aggiunge alle sue crescenti ossessioni sugli alieni, sulla clonazione e sul ricordo di sua nonna che aveva avuto esperienze molto simili alle sue. Che fosse tutto vero? E non semplice menzogna come sostenevano tutti?

Graduale, mai anche potente nel denudare l’apofania psicotica della protagonista Horse girl è un film ben costruito al livello di sceneggiatura di Jeff Baena e di Alison Brie (anche attrice protagonista). Alla descrizione della vita della protagonista nella prima metà del film segue un racconto onirico di irrealtà che rappresenta con efficacia l’iper produzione di movimenti, spostamenti, azioni, ossessioni, incubi, falsi conforti, ricordi alterati, preoccupanti anticipazioni del futuro, sogni erotici vissuti da Sarah (un falso conforto che diventa ossessione è ad esempio il telo rosa di cui la donna si ricopre per essere protetta).

La protagonista del film è senz’altro uno dei punti cardine della pellicola. L’interpretazione di Alison Brie (già Trudy Campbell in Mad Men) nei panni di Sarah è davvero degna di nota. I suoi occhi angosciati, ma anche elettrizzati dal mistero che cerca di svelare su stessa, così come la timidezza- spavalderia del suo corpo, che sembra così fragile, ma è anche in grado di immaginare e compiere azioni frenetiche e vertiginose per raggiungere la sua verità, mostrano con efficacia e verosimiglianza i multiformi e degeneranti frutti dello scatenarsi di una psicosi. Non stupisce affatto che l’attrice sia anche sceneggiatrice del film. Ed è illuminante scoprire che sia tratti da una vicenda autobiografica riguardante sua nonna e sua madre.

“Una rappresentazione artistica della paura della malattia mentale nella mia linea di sangue” – dichiara l’attrice e questa verosimiglianza è tangibile nel film e nella sua ottima interpretazione.

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Una pellicola verosimile, quindi, inquietante per l’esplosione di ossessività che la contraddistingue.  Il complottismo, i satelliti, gli alieni, la clonazione vengono avvertiti dallo spettatore come una minaccia tanto onnipresente quanto invadente. Più che un film con finale a sorpresa si tratta di una graduale ricostruzione dello scatenamento dirompente di una psicosi. Il film è asciutto e questo gioca a suo vantaggio. Gli “alieni della mente” sono nel quotidiano e solo a tratti assumono una dimensione metafisica, sono soprattutto reali e questo per certi versi è ancora più disturbante di una resa visiva che avrebbe potuto essere sovrabbondante di ellissi o allucinazioni.

Quello che emerge è il desiderio di essere qualcun’altro da parte della protagonista: la necessità di trovare connessioni segrete, complotti del mondo tutte a discapito della sua persona. L’idea che una forza più grande gli alieni( le impedisca di vivere ed essere felice… e la perseguiti per studiarla e modificarne la mente. Risultati immagini per horse girl

Sebbene con modalità ben diverse, nel suo ricostruire passo passo l’origine di un disagio psichico, la pellicola ricorda Spider di Cronenberg, in cui un individuo si trascina per le strade scrivendo frasi sconnesse su fogli di carta, parlando con gli altri solo con frasi apparentemente senza senso, al contempo ossessionato dai fili e dalle tele di ragno. Attraverso numerosi flashback il film capolavoro di Cronenberg ricostruisce la vita dell’uomo e i traumi dolorosi della sua infanzia, alternando ad essi i racconti del presente, in cui egli compie gesti apparentemente senza alcun nesso logico; ma il nesso esiste, e consiste nella ripetizione ossessiva di gesti che ruotano attorno un trama, è figlia di una psicosi, in cui, anche qui come in Horse Gilr, un agente persecutore (in questo caso il padre)  agisce contro il figlio.

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Dimensione esteriore ed interiore si uniscono grazie alla maestria registica dell’autore, che nei flashback fa parlare la verità dei fatti, ma anche il modo distorto in cui questi sono stati percepiti dal soggetto psicotico.  Anche in questo caso siamo dinnanzi ad una grande interpretazione: una delle migliori interpretazione dell’eccellente attore Ralph Finnes, sempre in grado di dare il massimo in ogni suo ruolo (si vedano per dirne alcuni Shinder’s List, Red Dragon, Grand Budapest Hotel e Voldemort in Harry Potter).

Francesco Bellia