La tanto attesa mostra su Richard Artschwager apre il 12 ottobre, al Mart di Rovereto. L’esposizione è il frutto di una straordinaria collaborazione con il Guggenheim Museum Bilbao, che per molti versi è stato modello per il Mart e la sua realizzazione. I due musei hanno siglato una partnership e presentano insieme un grande progetto di ricerca a cura di Germano Celant. Prima in Italia, dal 12 ottobre al 2 febbraio, la mostra sarà poi ospitata nei Paesi Baschi.
La retrospettiva curata da Celant è l’occasione per uno straordinario viaggio nell’opera di un artista che ha ripensato l’oggetto e il campo operativo dell’arte. Il percorso espositivo, studiato come un labirinto aperto, evidenzia con circa 80 opere, i principali nuclei della ricerca di Artschwager. Dalle strutture in legno e formica ai dipinti su celotex, dalle sculture in setole di nylon ai “corner pieces”, senza dimenticare le opere in crine e i blp di piccola dimensione o ambientali ai quali l’artista lavora dal 1968 in poi. Nella sua lunga e articolata carriera, Artschwager costruisce con le sue sculture e i suoi dipinti un percorso unico nell’arte del XX Secolo.

Apparena ed essenza
Un equilibrio fra artigianalità e industrializzazione, volto alla comprensione dello spazio, degli oggetti quotidiani e delle persone che lo abitano. Al Mart l’allestimento offre un ritratto ricco e articolato del lavoro di Richard Artschwager che pone continue domande su apparenza ed essenza degli oggetti, tra le aspettative dell’esperienza e la realtà.
A tal proposito, scrive Germano Celant nel catalogo che accompagna la mostra:
“È su tale ambivalenza tra realtà e apparenza che si sviluppa il discorso visivo dell’artista. Sulla necessità di mettere in discussione il dogmatismo iconografico fra tendenze che, apparentemente, si dichiarano antitetiche e conflittuali. Invece, la molteplicità delle relazioni e delle associazioni fa parte del linguaggio aperto dell’arte. Siccome non sussiste un unico ordinamento mentale e visuale, Artschwager evita le contrapposizioni e pratica una sintesi che include e tiene insieme gli elementi, seppur diversi. Per ottenere questo risultato lavora sulla loro tensione che, rimane in sintonia con una concezione evolutiva del comunicare. Quella della dinamica ambigua e mutante dei media che fluttuano in un continuum, plasmato da un fluido di informazioni perpetuamente variabili. La sua posizione rifiuta pertanto la rigidità e l’indurimento, la sclerosi e l’inflessibilità, la frattura e la contrapposizione. Opera sulla trasversalità dell’oggetto, che gli serve a mantenere vitale la fluidità delle materie che si intrecciano alle immagini”.

Artschwager e l’illusionismo
Richard Artschwager affronta quindi la rappresentazione di luoghi, scene di vita quotidiana e oggetti d’uso comune. Nella sua opera, sia pittorica sia scultorea, un tavolo o una sedia sono contemporaneamente mobili, sculture e immagini. Un dipinto o una scultura possono essere una “multi-immagine” o “natura morta tridimensionale”.
A questi aspetti si aggiunge, in particolare nella produzione scultorea, l’attenzione alla forma geometrica pura che porta all’astrazione e all’uso di figure solide accompagnate da un senso di illusionismo pittorico.
Le opere esplorano lo spazio riflettendo sulle possibilità ottiche degli oggetti e dei materiali: nei mobili realizzati in due dimensioni, come appesi alla parete, o nell’uso degli angoli architettonici quali fulcro della composizione plastica. Anche in pittura Artschwager prosegue la sua ricerca illusionistica, decorando le cornici con pattern bianchi e neri che scandiscono la composizione e al tempo stesso disorientano lo spettatore. Questa ambiguità è una vera e propria esplorazione delle tensioni e delle contraddizioni insite nella definizione di oggetti ed esperienze familiari.
L’arte di Artschwager pone continue domande su apparenza ed essenza, affacciandosi con ironica intelligenza sui territori dell’ontologia, dell’epistemologia e dell’estetica.
Una ricerca che propone una lettura del mondo delicata e realistica, umoristica eppure monumentale.