Film del 2020, Artemis Fowl, disponibile su Disney Plus, è l’adattamento cinematografico per la regia di Kenneth Branagh, del romanzo fantasy di Ecoin Colfer (primo di una lunga saga).
Le aspettative per questo adattamento erano piuttosto alte, considerato il successo della serie fantasy dello scrittore irlandese. Nonostante il gran cast, lo sforzo impiegato negli effetti speciali e un buon incipit, purtroppo l’operazione risulta nel complesso poco incisiva, a causa soprattutto di uno spirito disneyano che stempera troppo i toni del romanzo, ben più ruvidi e intriganti, oltre poi ad una caratterizzazione dei personaggi troppo rapida e stereotipata.
Protagonista del romanzo il giovane Artemis (Ferdia Shaw), figlio illustre del padre Artemis Senior (Colin Farrel). Proveniente da una famiglia benestante con una lussuosa residenza sita in irlanda, Atremis ha dalla sua una dote rara: una spiccata intelligenza, tale da renderlo di gran lunga al di sopra della media dei coetanei, al punto da renderlo decisamente pericoloso…
Competitivo, non molto simpatico (questo aspetto è a dir poco stemperato nel film e ciò rende il personaggio ben più superficiale rispetto a quello d’origine), il ragazzo si troverà presto a seguire le orme del padre in un compito importante che lo vedrà confrontarsi con gli equilibri tra il mondo degli esseri umani e quello degli esseri fatati: sebbene molti pensano si tratti solo di leggende (del folklore irlandese), infatti, in realtà il Piccolo popolo esiste, anche se raramente entra in contatto con gli umani. L’avventura di Artemis porterà i due mondi a scontrarsi e ad incontrarsi..
Fantasy e fantascienza si uniscono nell’opera di Ecoin Colfer, che come si diceva, al confronto con il film di Kenneth Branagh, ha ben più carattere ed è decisamente meno edulcorata: non risparmiava ad esempio dialettiche logiche e verbali, nonché stratagemmi astuti e diabolici, adottati dal giovane Artemis per imbrogliare e irretire i suoi nemici, anche con un certo cinismo intellettuale che era parte integrante dell’avventura. Più cattiva e accattivante dunque rispetto alla versione portata sullo schermo e ciò è rappresentato ad esempio da una differenza lampante tra libro e film: se nella pellicola Artemis agisce per salvare il padre rapito, uno scopo nobile dunque; nel romanzo il ragazzo operava ricatti, sequestri e macchinazioni per impadronirsi dei tesori nascosti degli elfi, comportandosi come un astuto e ambizioso ladro, desideroso di nuove conoscenze da poter studiare e utilizzare.
Già questa differenza può farci capire il divario che esiste tra l’arguta serie di romanzi di Colfer e questa versione filmica, che dell’originalità dell’opera di provenienza mantiene davvero ben poco.
Poco riuscito nella pellicola ad esempio il rapporto tra il ragazzo e Spinella Tappo (Lara mcdonnell),agente elfico mandato nel mondo degli umani, un rapporto conflittuale, di botta e risposta, che nel film è davvero ridotto all’osso, quasi assente a dire il vero. Il personaggio che convince di più è Bombarda Sterro, ma è troppo poco per far reggere la baracca
Al di là di qualche scena migliore delle altre, come nel rappresentare il blocco temporale, tecnologia utilizzata dagli elfi per incidere sul mondo degli umani, il film di Branagh fatica a decollare. Non riesce nella prima parte a descrivere sufficientemente la psicologia di personaggi, né, nella seconda a rappresentare l’antagonismo tra mondi tra loro sconosciuti. La pianificazione, gli azzardi e i bluff del genietto Artemis Fowl qui sono liquidati velocemente. Viene smussata la sua arroganza, caratteristica che lo rendeva un protagonista originale nei romanzi di Colfer; allo stesso tempo la resa visiva del mondo fatato è un po’ troppo bambinesca e non lo rende credibile, al punto che i nemici non hanno nulla di spaventoso o temibile. Nonostante gli effetti speciali la lotta tra umani ed elfi risulta ridicolizzata dal film e le scene action risultano a dir poco piatte e i pericoli inesistenti. Il filtro disney stona molto, troppo, con il materiale originale di partenza.
Ciò provoca la mancanza assoluta di tensione, il che era uno dei punti forti del romanzo: Artemis, infatti, doveva fronteggiare delle forze antiche, a lui in gran parte sconosciute. Allo stesso tempo Spinella Tappo e i fatati dovevano fronteggiare le tecnologie del mondo umano, a disposizione della famiglia Fowl. Se Colfer nel romanzo riusciva a creare una rete di mosse e contromosse in cui Villa Artemis rappresentava il terreno dello scontro, la pellicola, non riesce a rendere questa dimensione da battaglia.
E’ indubbio che fare un film su tale libro era davvero complicato. Pur apprezzandone lo sforzo, però, la pellicola risulta parecchio anonima, quando il romanzo d’origine non lo era affatto; anzi, ha nutrito la curiosità e l’immaginario di numerosi lettori. Troppo poco dark, troppo politicaly correct è agli antipodi da quanto ci si sarebbe aspettati sullo schermo.
Un’occasione sprecata, in cui come in Dumbo (sempre Disney), vengono abbandonati i lati oscuri o più inquietanti, per arrivare infine a dirigere un film che è troppo per bambini, quando l’avventura di Artemis era più complessa e più matura, comunque destinata ad un pubblico di ragazzi (il target è simile a quello di un Harry Potter, per intenderci).