Era il 24 novembre del 1974 quando in Etiopia venne scoperto un esemplare femmina di scimmia antropomorfa, il progenitore dell’uomo allora considerato il più antico: l’australopiteco afarensis. A questa nuova scoperta fu dato il nome di Lucy, in onore della canzone dei Beatles “Lucy in the Sky with Diamonds“. L’età approssimativa dell’ominide si aggirerebbe intorno ai 25 anni e sarebbe vissuto circa 3,2 milioni di anni fa!
Non fu trovato lo scheletro intero, ma solo 52 ossa, pari circa al 40% dell’intero reperto. Fra le ossa ritrovate vi furono il femore, la tibia e i pelvi che forse a noi non non comunicano niente, ma le osservazioni dei paleontologi hanno rilevato che, dopo un’attenta analisi della conformazione delle ossa degli arti inferiori, Lucy camminava già su due zampe! Nonostante fosse bipede, i paleontologi tendono a pensarla ancora praticante di una vita arboricola per sfuggire ai nemici. Primo uomo, ma non ultima scimmia: ecco che cosa fu Lucy.
Lucy era alta poco più di un metro e pesava, con una discreta certezza, fra i 29 e i 45 kg. I denti erano simili a quelli umani ed erano perciò abituati a consumare un’alimentazione onnivora. La presenza dei grossi molari, inoltre, potrebbe essere indizio che già 3 milioni di anni fa i primi ominidi mangiassero pietanze abbastanza dure, come semi o particolari erbe. Il suo cranio era invece ancora scimmiesco e dalla piccola capacità cerebrale: il telencefalo non era ancora sviluppato come nel moderno Homo sapiens sapiens. Era inoltre dotata di una stazza più piccola degli esemplari maschi.
Lucy morì sulle rive di una palude e si fossilizzò piuttosto bene: per fortuna, infatti, nessun predatore sbranò i suoi resti che giunsero fino a noi in ottime condizioni!